Crolla il valore aggiunto agricolo, COPAGRI: costi insostenibili per le imprese

Il 2012 fa registrare il crollo del valore aggiunto (V.A.) dell’agricoltura. Dopo anni altalenanti dove solo il -2,5% del 2009 segnalava una perdita significativa, lo scorso anno il V.A. agricolo è calato del 4,4%. Nettamente superiore al dato generale, pari a -2%, la contrazione in agricoltura è la peggiore tra i principali settori produttivi con la sola eccezione delle costruzioni. Segno evidente di un rapporto altamente squilibrato tra oneri produttivi, di gestione aziendale, fiscali, contributivi e burocratici e la scarsa remuneratività dei prezzi agricoli. Le imprese agricole italiane continuano a lottare in presenza di un saldo costi – ricavi decisamente negativo. Lo rileva la Confederazione Produttori Agricoli (COPAGRI) in relazione ai dati sull’andamento del PIL diffusi oggi dall’ISTAT. All’aumento medio del 2,8% dei costi dei fattori produttivi rilevato nel bilancio ISMEA del 2012, dal quale emergono picchi del +7,9% per i prodotti energetici, del +6,6% per gli animali da allevamento, del +5% per i mangimi e del 4,1% per i concimi, non ha corrisposto adeguato ritorno nella vendita all’origine della produzione agricola. A ciò, va appunto aggiunta, tra l’altro, una pressione fiscale da record, che non è stata controbilanciata da misure sufficienti ad innescare una parvenza di ripresa. Nonostante ciò – sostiene la COPAGRI – soltanto i dati su export e occupazione suggeriscono un’inversione di tendenza nelle strategie di politica economica in grado di considerare il settore un indubbio fattore di crescita.
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