“Jobs act, il mondo del Lavoro non sia escluso dalle decisioni”

“Jobs act, il mondo del Lavoro non sia escluso dalle decisioni”

“Di fronte a una situazione economica che continua a peggiorare quotidianamente, il sindacato non può rimanere inerme e silente, ma deve adempiere al proprio ruolo di interprete delle esigenze e delle istanze dei lavoratori. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno convocare per oggi la riunione del Consiglio regionale, e allargarlo a quadri e dirigenti sindacali delle categorie e delle camere sindacali comunali, affinché tutte le problematiche del mercato del lavoro fossero rappresentate e potessero esprimersi nell’ambito di un confronto schietto e diretto”.

Lo ha dichiarato Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia e di Bari-Bat, a margine dell’assemblea regionale della UIL, che ha riunito quadri sindacali di ogni livello per discutere del Jobs Act.
“Il mondo del lavoro – ha proseguito Pugliese – non può rimanere escluso dalle scelte che lo riguardano, ma deve tornare protagonista di un processo di crescita e sviluppo che deve costituire la priorità delle scelte del Governo nazionale”.
“La crisi del mercato occupazionale – ha fatto eco Guglielmo Loy, Segretario nazionale della UIL – è diretta conseguenza di una crisi dei consumi e della produttività e non già la causa di tale crisi. Pertanto, proprio il mercato occupazionale non può pagare direttamente il conto della crisi, rassegnandosi a un precariato cronico e derogando nei confronti di qualsiasi tutela. Non convince la possibilità che il lavoro abdichi a ogni proprio diritto in favore di un liberismo sfrenato del mercato occupazionale che non preveda alcuna tutela per i lavoratori”.
“Il ruolo degli ammortizzatori sociali – ha detto ancora Loy – è e resterà fondamentale per la tutela di tanti lavoratori che non hanno alcuna certezza sulla propria situazione lavorativa. Pertanto, non convince la scelta del Governo di ridurre sensibilmente gli effetti degli ammortizzatori sociali, senza peraltro offrire, in alternativa, misure volte a creare condizioni per un rilancio della produttività, dei consumi e delle esportazioni. Il mito, rafforzato proprio da chi detiene il potere legislativo, secondo cui in Italia è difficile licenziare, secondo cui la flessibilità è l’unica strada perseguibile per rinvigorire un mercato occupazionale asfittico e in agonia, è smentito dai numeri in quanto il numero di rapporti di lavoro cessati per volontà delle aziende, a livello nazionale, resta altissimo: 927.175, mentre è addirittura vertiginoso il calo delle dimissioni (meno 400.000 in due anni), dovuto principalmente al blocco sostanziale dei pensionamenti, figlio della legge Fornero, e ad una stretta normativa sulle dimissioni in bianco”.
“Non convince – attacca ancora Pugliese – il sussidio per i disoccupati ma nessun sostegno a chi lavora nelle imprese in ristrutturazione. Lo stesso allungamento dell’Aspi e la sua estensione, pur se condivisibile in quanto prevede di inglobare persone che oggi non ne usufruiscono, non può essere l’alternativa alla cassa integrazione. Non soddisfa affatto la mancanza di stanziamenti per le politiche attive del lavoro. Per non parlare della contrattazione che si vuol negare a vantaggio delle imprese che così facendo avranno carta bianca; oltre al fatto che non è pensabile regolare per legge il demansionamento, ovvero la dequalificazione, e il compenso orario minimo. Cosa che negli anni venti veniva previsto persino nella carta del lavoro del duce, inserito nel contratto unico nazionale”.
“Per ciò che concerne la Puglia – ha chiosato Pugliese – occorre una politica espansiva che sostenga le aziende in grado di offrire e di aggredire mercati innovativi, di offrire stabile occupazione. Il nostro tessuto economico e produttivo, infatti, è costellato da piccole e medie imprese che sopravvivono del mercato interno e pertanto dallo sviluppo del mercato e dei consumi interni, nel Meridione d’Italia, deve partire l’azione economica dell’Esecutivo. Dobbiamo continuare a chiedere una occupazione di qualità per un futuro certo, riducendo, se non eliminando, l’austerità attraverso un piano ambizioso di investimenti e quindi una politica industriale basata sull’innovazione, ricerca e sviluppo, sull’istruzione e formazione, sulla salute. Al pari di misure efficaci per garantire a tutti parità di retribuzioni e diritti, e porre fine al divario retributivo fra uomini e donne. Senza uno sforzo collettivo, che argini spinte individualiste, si rischia di imboccare la strada sbagliata senza centrare l’obiettivo, urgente del rilancio della crescita. E’ emersa, più che mai in questo momento, la necessità di un’unità d’azione di fondo per non disperdere le competenze e le esperienze sindacali e non indebolire il ruolo del sindacato dinanzi alle scelte di un Governo che ha abbandonato senza remore la strada della concertazione. Si ritiene positivo l’avvio del confronto sulle deleghe del mercato del lavoro ed il 27 ottobre prossimo ci si rivede per la legge di stabilità e le osservazioni da avanzare sul piano del “jobs act”. Nel caso in cui il confronto dovesse dare esito negativo, la UIL di Puglia ritiene di dover dichiarare lo sciopero generale”.

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